sabato 28 settembre 2013

Oltre alle Telecomunicazioni i nostri politici ci hanno svenduto la SOVRANITA'


L’UNGHERIA RICONQUISTA LA SOVRANITA’ NAZIONALE ED ECONOMICA


Andrea Perrone


L’Ungheria non cede il passo contro l’usura internazionale e in nome della riacquisita 

sovranità nazionale ed economica, Il primo ministro magiaro di centro-destra Viktor Orban 

ha annunciato che sono in corso trattative per cui diverse “utilities” – le compagnie che 

forniscono servizi – dovranno essere rinazionalizzate, ovvero torneranno finalmente sotto il 

controllo dello Stato e non rimarranno nelle mani di speculatori privati senza scrupoli. 

Da quanto emerso negli ultimi giorni l’esecutivo alla guida dell’Ungheria è in trattative per la 

nazionalizzazione di sei o sette utility con l'obiettivo di abbassare i prezzi dell’energia dopo 

gli attacchi speculativi al fiorino magiaro e le difficoltà create al governo Orban dall’usura 

internazionale e dai suoi servitori delle agenzie di rating privato. 

Si tratta di un tentativo deciso dal premier, che il prossimo anno dovrà affrontare le elezioni 

con la sua coalizione, per aumentare il controllo statale, andando contro il trend negativo di 

svendita e di perdita dal controllo delle compagnie statali prevalente ormai in tutto il resto 

d’Europa. «Non posso ancora fare rivelazioni ma siamo in colloquio continuo per 

riacquistare o statalizzare almeno 6-7 società molto serie che operano nel comparto delle 

utilities e che sono state precedentemente privatizzate», ha precisato il primo ministro 

magiaro. Tra i principali operatori del settore utility in Ungheria c’è anche l’Eni tramite Tigaz, 

oltre alle tedesche E.On e RWE e alle francesi Edf e GDF Suez.
Non può stupirci una scelta del genere presa dal premier ungherese che da mesi si batte 

contro lo strapotere dei Signori del danaro in patria e all’estero. Una scelta responsabile in 

grado di avversare le ricette economiche iperliberiste che puntano alla svendita delle 

compagnie di fondamentale importanza per la collettività, evitando di regalarle a chi 

problemi economici non ne ha (multinazionali, imprese private, banche, ecc.). Operazione 

pianificata già da tempo: «Sono in corso colloqui con sei o sette compagnie fornitrici di 

servizi di pubblica utilità precedentemente privatizzate, per un loro riacquisto da parte dello 

stato», aveva osservato Orban qualche giorno fa nella sua settimanale intervista alla radio 

di Stato, soddisfatto delle strategie perseguite dal governo e dei successi ottenuti sul piano 

politico-economico.

Il capo del governo non ha comunicato i nomi di queste compagnie. Da quasi tre anni 

Orban e il suo partito Fidesz continuano a perseguire i loro obiettivi e ad inanellare una 

serie di successi nella lotta senza quartiere contro l’usura, la Banca centrale magiara, le 

banche ungheresi e internazionali, le tlc, nonché i famelici eurocrati sempre pronti a colpire 

chi difende la propria libertà e quella del suo popolo dalla troika dei grandi speculatori, 

rappresentata soprattutto dalla Bce e dalla Commissione europea, ma sostenuta in questa 

lotta senza quartiere da Fondo monetario e Banca mondiale, organizzazioni costituite da un 

ristretto numero di banchieri e tecnocrati in grado di prendere decisioni tali da rappresentare 

i veri nemici dei popoli sempre più sfruttati.

Dopo essere andato al governo nel 2010, con delle regolari elezioni politiche vinte grazie a 

un consenso popolare diffuso, il governo Orban ha già ripreso il controllo di alcune 

compagnie energetiche, tra le quali la controllata magiara del gigante tedesco E.On, oltre 

alla quota in mani estere della società petrolifera nazionale Mol e a una società idrica che 

era finita nelle mani della francese Suez.
Tutto questo vuole dire ritorno alla sovranità economica e nazionale nel rispetto del popolo 

dello Stato, un binomio inscindibile in una società normale laddove l’economia sia 

davvero al servizio della politica e non il contrario, come avviene quotidianamente in tutto il 

mondo, tranne in America Latina dove sono riprese le nazionalizzazioni che avvengono nel 

nome della patria bolivariana per volere di Nicolás Maduro, successore di Hugo Chávez, 

oppure secondo le decisioni del governo boliviano di Evo Morales o del peronismo di 

sinistra argentino rappresentato egregiamente da Cristina Fernández Kirchner.

Nel resto del mondo, invece, i Signori del danaro dominano incontrastati un nugolo di 

indigenti, non più cittadini ma sudditi, spesso ignari volenti o nolenti della loro misera 

condizione e delle vere cause del disagio sociale crescente.

Persino superfluo, infine, sottolineare come una notizia di genere, come questa proveniente 

dall'Ungheria, abbia la capacità di delineare cosa avviene, al contrario, nel nostro Paese 

proprio in questo periodo.

Andrea Perrone

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