mercoledì 21 novembre 2012

SFUGGIRE ALLA TRAPPOLA DEL DEBITO SOVRANO

FANTASTICO ARTICOLO DI ELLEN BROWN pubblicato su webofdebt.wordpress.com.
Leggendo attentamente questo articolo possiamo avere la percezione di che cosa può fare una banca se viene gestita in modo intelligente ed onesto nei confronti dei risparmiatori e dei cittadini. Onesto? Forse ho detto una parola sconosciuta. Buona lettura a tutti.
L’attuale crisi del credito è sostanzialmente una crisi del capitale: in un periodo in cui le banche sono carenti del capitale necessario per garantire i prestiti erogati, vengono innalzati i requisiti sul capitale. Quasi un secolo fa, la Commonwealth Bank of Australia dimostrò che le banche, in realtà, non hanno bisogno di capitale per erogare prestiti – fintanto che il loro credito viene garantito dal governo. Denison Miller, il primo governatore della banca, amava dire che la banca non aveva bisogno di capitale perché “è garantita dalla ricchezza e dal credito dell’Australia intera”. Con nient’altro che questo potere del credito nazionale, la Commonwealth Bank finanziò sia enormi progetti infrastrutturali che la partecipazione del paese alla Prima Guerra Mondiale.
Il presidente John Adams viene citato per aver detto: “Ci sono due modi per conquistare e schiavizzare una nazione. Uno è con le spade, l’altro è con il debito”. Oggi le maggiori conquiste avvengono sul campo di battaglia del debito, una guerra che sta imperversando a livello globale. Il debito costringe i cittadini a cadere nella schiavitù finanziaria nei confronti delle banche e costringe i governi a cedere la sovranità ai creditori, che alla fine sono banche private, artefici di tutto il denaro non in contanti odierno. In Gran Bretagna, dove la Banca d’Inghilterra è di proprietà del governo, il 97% dell’offerta monetaria viene emessa privatamente dalle banche sotto forma di prestiti. Negli Stati Uniti, dove la banca centrale è di proprietà di un consorzio privato di banche, la percentuale è addirittura maggiore. La Federal Reserve emette Banconote della Federal Reserve (vale a dire banconote di dollari) e le presta alle altre banche, che a loro volta le prestano ad interesse ai cittadini, alle imprese, ai governi locali e al governo federale.
Questo è vero oggi ma in passato ci sono stati dei modelli di successo nei quali il governo stesso emetteva la moneta nazionale, sia sotto forma di banconote che di credito della nazione. Un esempio lampante di questo approccio illuminato al denaro e al credito fu la Commonwealth Bank of Australia, che operò con ottimi risultati come banca di proprietà del governo per la maggior parte del ventesimo secolo. Invece di emettere “debito sovrano” – obbligazioni federali che indebitano la nazione facendole pagare interessi all’infinito – il governo, tramite la Commonwealth Bank, emetteva “credito sovrano”, credito che la nazione anticipava al governo e ai suoi organi costitutivi.
I risultati della banca furono particolarmente rilevanti considerando il fatto che nel corso dei primi otto anni, dal 1912 al 1920, non aveva la facoltà di emettere la moneta nazionale ed operava senza un capitale iniziale.
Sir Denison Miller, governatore della banca dalla sua creazione nel 1912 al 1923, fu citato sulla stampa australiana il 7 luglio 1921 per aver detto: “Vi sono le intere risorse dell’Australia dietro a questa banca. Questo continente è forte, e forte sarà la Commonwealth Bank. Potrà essere realizzata qualsiasi cosa che i cittadini australiani concepiranno in modo intelligente e appoggeranno in modo leale”.
Non si trattava solamente di strombazzate giornalistiche. In un articolo del 2001 dal titolo “Come viene creato il denaro in Australia”, David Kiss scrisse in merito ai primi risultati raggiunti dalla banca:

La Commonwealth Bank, costituita dal governo australiano, raggiunse risultati sorprendenti mentre era ancora la banca “del popolo”, prima di venire paralizzata da successive decisioni del governo e, infine, venduta. In un periodo in cui le banche private chiedevano un 6% di interesse per i prestiti, la Commonwealth Bank finanziò gli sforzi bellici australiani della Prima Guerra Mondiale dal 1914 al 1919 con un prestito di 700.000.000 di dollari ad un tasso di interesse inferiore all’1%, facendo quindi risparmiare agli Australiani qualcosa come 12 milioni di dollari di oneri bancari. Nel 1916 rese disponibili dei fondi a Londra per l’acquisto di 15 piroscafi mercantili per sostenere le crescenti esportazioni dell’Australia. Fino al 1924 i benefici che ricadevano sulla popolazione australiana grazie alla loro banca erano costanti. La banca finanziò consorzi per il commercio di frutta e marmellate fino a 3 milioni di dollari, trovò 8 milioni di dollari per le abitazioni australiane mentre ai governi locali, per la costruzione di strade, linee tranviarie, porti, gasdotti, centrali di energia elettrica e via dicendo erogò prestiti per 18,72 milioni di dollari. Pagò 6,194 milioni di dollari al governo del Commonwealth tra il dicembre 1920 e il giugno 1923 – i profitti del suo Dipartimento per l’Emissione di Banconote – mentre nel 1924 aveva realizzato da sola utili per 9 milioni di dollari, disponibili per riscattare il debito. Il governatore della banca dalla mentalità così indipendente, Sir Denison Miller, utilizzò il potere di credito della banca dopo la Prima Guerra Mondiale per salvare gli australiani dalla situazione di depressione che veniva imposta negli altri paesi... Nel 1931 fusioni con altre banche trasformarono la Commonwealth Bank nel più grande istituto di risparmio d’Australia, catturando il 60% dei risparmi della nazione”. 


Sfruttare il potere segreto del sistema bancario per il bene pubblico.


La Banca del Commonwealth fu in grado di raggiungere simili risultati con così poco perché sia il suo primo governatore, Denison Miller, che il suo primo e più fervido sostenitore, King O’Malley, erano loro stessi dei banchieri e conoscevano il segreto del sistema bancario: le banche creano il “denaro” che prestano annotando semplicemente delle voci contabili nei conti di deposito dei mutuatari.
Questo segreto bancario fu confermato da un certo numero di vecchi addetti ai lavori nell’ambiente bancario. Nel 1998, in un documento intitolato “Manufacturing Money”, l’economista australiano Mike Mansfield citò Reginald McKenna, ex Ministro del Tesoro britannico, che dichiarava agli azionisti della Midland Bank il 25 gennaio 1924: “Temo che al cittadino comune non piacerà il fatto che gli venga detto che le banche possono creare e distruggere il denaro. La quantità di denaro in circolazione varia solamente grazie all’azione delle banche che aumentano o diminuiscono i depositi e operano acquisti bancari. Sappiamo come avviene tutto questo. Ogni prestito, ogni fido, ogni acquisto bancario crea un deposito e ogni estinzione di un prestito, di un fido o di una vendita bancaria distrugge un deposito”.

Il dottor Coombs, ex governatore della Reserve Bank of Australia, affermò in un discorso ufficiale presso l’Università del Queensland il 15 settembre 1954: “Quando una banca presta denaro, questo passa nelle mani della persona che lo prende a prestito senza che nessuno ci perda alcunché. Ogni volta che una banca presta denaro vi è di conseguenza un aumento della quantità totale di denaro a disposizione”.
Ralph Hawtrey, assistente del Sottosegretario al Tesoro britannico negli anni Trenta, scrisse in Trade Depression and the Way Out: “Quando una banca presta denaro, crea questo denaro dal nulla”. Nel suo libro intitolato The Art of Central Banking, Hawtrey spiega meglio questo concetto: “Quando una banca presta denaro, crea credito. Rispetto al prestito che viene inserito nella sezione delle attività, esiste un deposito inserito nella sezione delle passività. Ma gli altri prestatori non hanno il potere mistico di creazione dal nulla del mezzo di pagamento. Ciò che prestano deve essere denaro che hanno acquisito attraverso le loro attività economiche”.
Le banche possono fare quello che nessun altro può fare: “creare dal nulla il mezzo di pagamento”. I lungimiranti fondatori della Commonwealth Bank combinarono questo segreto bancario ben custodito con il servizio pubblico.
Il crollo bancario del 1983 genera un nuovo modello di banca pubblica
La Commonwealth Bank fu fondata in una situazione simile a quella di oggi: il paese aveva da poco subito un enorme tracollo del sistema bancario. Negli anni novanta dell’Ottocento, tuttavia, non esistevano le garanzie da parte dell’FDIC, non c’era la previdenza sociale, non c’erano gli ammortizzatori sociali per i disoccupati che potessero attutire il colpo. La gente che pensava di passarsela bene improvvisamente si trovò a non avere più nulla. Non potevano ritirare i propri risparmi, emettere assegni o vendere i propri prodotti o le proprie abitazioni dato che non c’era più denaro con cui acquistarli. Cittadini disperati si gettavano nel vuoto dai ponti o si buttavano sotto ai treni.
Qualcosa doveva essere fatto.
La risposta del governo laburista fu quella di approvare un disegno di legge nel 1911 che comprendeva una norma per una banca di proprietà pubblica che sarebbe stata garantita dei beni del governo. Con un’iniziativa rara per quei tempi, la banca avrebbe avuto un’attività sia di risparmio che di gestione bancaria generale. Era anche la prima banca australiana a ricevere una garanzia del governo federale.

Jack Lang era il ministro del Tesoro australiano nel governo laburista del 1920-21 e primo ministro del Nuovo Galles del Sud nel corso della Grande Depressione. Figura controversa, fu sollevato dall’incarico dopo essersi rifiutato di ripagare prestiti contratti con i banchieri di Londra. Nel libro The Great Bust: The Depression of the Thirties (McNamara’s Books, Katoomba, 1962), Lang descrisse i trionfi e le tribolazioni della Commonwealth Bank con dettagli significativi:
Il Partito Laburista decise che una banca nazionale, garantita dei beni del governo, non fallirebbe in periodi di tensione finanziaria. Si rese anche conto che una simile banca sarebbe stata una garanzia per la disponibilità di fondi per la costruzione di case ed altre necessità. Dopo il crollo delle imprese edili, c’era una grande scarsità di denaro per simili attività”.
 “… Principale sostenitore della causa di una Banca del Commonwealth era King O’Malley, un pittoresco americano-canadese ... prima di arrivare in Australia aveva lavorato in una piccola banca di New York, di proprietà di uno zio… era rimasto molto colpito dal modo in cui lo zio aveva creato il credito. Una banca poteva creare il credito, e allo stesso tempo fabbricare il debito per equilibrarlo. Questa fu la grande scoperta della carriera bancaria di O’Malley. Imbonitore nato, aveva una voglia sfrenata di fare le cose in grande. Iniziò la sua carriera politica nell’Australia meridionale sostenendo una banca commerciale. Nel 1901 fu eletto nel primo Parlamento Federale come monogruppo di pressione per costituire una banca del Commowealth, e aderì al Partito Laburista con questa intenzione”.
King O’Malley insisteva sul fatto che la Commonwealth Bank dovesse avere il controllo dell’emissione delle proprie banconote ma tutti i suoi sforzi furono vani – fino al 1920, quando la banca rilevò l’emissione della valuta nazionale, come fu autorizzata a fare nel 1913 la Federal Reserve negli Stati Uniti. Questo rappresentò l’inizio del potere come banca centrale della Commonwealth Bank. Ma già prima di avere questo potere la banca era in grado di finanziare su vasta scala le infrastrutture e l’apparato militare, e lo aveva fatto senza avere un capitale iniziale. Questi risultati furono dovuti principalmente all’intuito e all’audacia del primo governatore della banca, Denison Miller.
Gli altri banchieri, temendo la concorrenza, avevano pensato che l’inserimento di uno dei propri uomini come governatore della banca potesse tenerla in riga. Ma non avevano fatto i conti con il loro rappresentante indipendente, che aveva visto l’opportunità di una banca garantita dal governo e si preparò per renderla il migliore istituto che il paese avesse mai conosciuto. Così Lang racconta la vicenda:
La prima prova arrivò quando fu necessario prendere una decisione riguardo al capitale necessario per avviare una banca di quel genere. Secondo la legge, il Commonwealth aveva il diritto di vendere ed emettere titoli obbligazionari per un totale di 1 milione di sterline. Alcuni avevano addirittura pensato che quella somma sarebbe stata insufficiente, considerando quello che era accaduto nel 1893...”
 “Quando Denison Miller lo venne a sapere, la sua risposta fu che non era necessario alcun capitale”.
Miller si guardò bene dall’andare dai politici a chiedere soldi. Poteva  farcela senza un capitale. Come King O’Malley, sapeva come funzionava il  sistema bancario (tutto questo, ovviamente, avveniva prima degli  attuali requisiti sul capitale imposti da oltre frontiera dalla banca  delle banche centrali, la Banca per i Regolamenti Internazionali). Lang  continua:
 “Miller era l’unico dipendente. Aveva trovato un piccolo ufficio… e  aveva chiesto al Tesoro un anticipo di 10.000 sterline. Questa fu  probabilmente la prima e unica volta che il Commonwealth prestò alla  banca dei soldi. Dal quel momento in poi, tutto andò nella direzione  opposta”.
 “… Nel gennaio 1913, Miller aveva completato i preparativi per aprire  una banca in ogni stato del Commonwealth, tra cui anche una  rappresentanza a Londra. Il 20 gennaio 1913, tenne un discorso nel quale  dichiarava che la nuova Commonwealth Bank apriva le proprie attività.  Queste furono le sue parole:
 “Questa banca è stata creata senza un capitale, perché nessun capitale è  richiesto al momento, ma è garantita dalla ricchezza e dal credito  dell’Australia intera”.
 “In quelle poche e semplici parole risiedevano lo statuto della banca e  il credo di Denison Miller, che non smetteva mai di ripetere. Aveva  promesso di fornire agevolazioni per espandere le risorse naturali del  paese, e che sarebbe stata sempre una banca dei cittadini. ‘Non c’è  dubbio che con il tempo sarà elencata come una delle più grandi banche  del mondo’ aggiunse in tono profetico.”
 “... Pian piano alle banche private apparve chiaro che potevano aver  allevato una serpe in seno. Erano così concentrate sui rischi di dover  lottare contro la socializzazione bancaria che non si erano rese conto  che avevano molto più da temere dalla concorrenza di un banchiere  ortodosso, che aveva alle spalle le risorse del paese.”
 “… Una delle prime dimostrazioni della sua fermezza arrivò quando la  Melbourne Board of Works scese sul mercato alla ricerca di denaro per  estinguere vecchi prestiti, e per procurarsi anche nuovo denaro. Fino a  quel momento, a parte i Buoni del Tesoro e gli anticipi provenienti  dalle proprie Casse di risparmio, i governi dipendevano dai prestiti  oltremare provenienti da Londra... oltre ad avere dei vincoli rigidi di  sottoscrizione, avevano anche scoperto che non potevano aspettarsi più  di 1 milione di sterline al 4 per cento, 97,5 netto.
 “Allora decisero di rivolgersi a Denison Miller, che aveva promesso di  garantire condizioni speciali a quegli istituti. Miller si offrì  immediatamente di prestare 3 milioni di sterline a 95, su cui si sarebbe  applicato un tasso di interesse del 4 per cento. L’accordo fu concluso  all’istante. Quando gli fu chiesto dove la sua giovane banca avesse  raccolto tutto quel denaro, Miller rispose: ‘Sul credito della nazione.  E’ illimitato’”.
 Un’altra prova importante arrivò nel 1914 con la Prima Guerra Mondiale:
 “La prima reazione fu il rischio che la gente potesse correre agli sportelli a ritirare i propri risparmi. La banche si resero conto che erano ancora vulnerabili se questo fosse avvenuto, avevano ancora paura di un altro Venerdì Nero. “Ci fu una riunione organizzata in fretta e furia dai principali banchieri. Alcuni riferirono che c’erano indicazioni del fatto che una  corsa era già iniziata. Denisor Miller sostenne poi che la Commonwealth  Bank, per conto del Commonwealth, avrebbe appoggiato ogni banca in  difficoltà... Questo fece cessare il panico e collocò Miller in prima  fila. Ora, per la prima volta, la Commonwealth Bank stava prendendo  l’iniziativa. Gli ordini li stava dando, e non prendendo...”
 “Denison Miller... controllava praticamente i finanziamenti bellici. Il  governo non sapeva come si potevano ottenere questi soldi. Miller sì”.
 E quest’interessante storia continua. Miller morì nel 1923 e nel 1924 i  banchieri ripresero il controllo della Commonwealth Bank, strozzandone  le attività e impedendole di salvare gli australiani dalle devastazioni  della Depressione degli anni Trenta. Nel 1931, il consiglio di  amministrazione della banca entrò in conflitto con il governo laburista  di James Scullin. Il presidente della banca si rifiutava di estendere il  credito, in risposta alla Grande Depressione, a meno che il governo  avesse tagliato le pensioni, cosa che Scullin rigettò. Il conflitto che  circondò la vicenda portò alla caduta del governo e alle richieste da  parte dei laburisti di riformare la banca e un maggiore controllo  diretto del governo sulla politica monetaria.
 La Commonwealth Bank ricevette quasi tutti i poteri di una banca  centrale grazie ad una legge di emergenza approvata nel corso della  Seconda Guerra Mondiale, e alla fine del conflitto bellico utilizzò  questi poteri per iniziare una fortissima espansione dell’economia. In  soli cinque anni vennero aperte centinaia di filiali in tutto il paese.  Nel 1958 e nel 1959, il governo divise in due la banca, concedendo le  funzioni di banca centrale alla Reserve Bank of Australia mentre la  Commonwealth Bank Corporation conservava le proprie funzioni di banca  commerciale. Entrambe le banche, comunque, rimanevano di proprietà  pubblica.
 Alla fine la Commonwealth Bank aveva filiali in ogni città e zona di  periferia, mentre nelle zone rurali aveva una rappresentanza in ogni  ufficio postale e in ogni emporio. Essendo la banca più grande del  paese, stabiliva i tassi e decretava la politica, che gli altri dovevano  seguire per paura di perdere clienti. La Commonwealth Bank fu  ampiamente percepita come una polizza di assicurazione contro gli abusi  da parte delle banche private, in modo da garantire che chiunque avesse  accesso ad un sistema bancario equo. La Commonwealth Bank operò come una  banca interamente di proprietà dello stato fino agli anni Novanta,  quanto fu privatizzata e dunque gli interessi si spostarono verso la  massimizzazione dei profitti, con una costante e massiccia chiusura  delle filiali e delle agenzie, il licenziamento in massa dei dipendenti e  la riduzione delle modalità di accesso ai bancomat e al pagamento in  contanti alle casse dei supermercati. Ora è diventata un’altra costola  del cartello bancario ma i suoi sostenitori ribadiscono che una volta  rappresentava la linfa vitale del paese.
 In Australia oggi c’è un rinnovato interesse nel ristabilire una banca  di proprietà pubblica sul modello della Commonwealth Bank. Gli Stati  Uniti e gli altri paesi farebbero bene anche a considerare questa  possibilità.
 Un ringraziamento speciale a Peter Myers per la riproduzione di ampi  brani del libro di Jack Lang nella sua newsletter settimanale.
 Ellen Brown
 Fonte:
http://webofdebt.wordpress.com/


giovedì 8 novembre 2012

I tecnici sono competenti o ci pigliano per i fondelli?


Buongiorno a tutti, oggi vorrei fare una analisi sull’operato dell’uomo più amato dagli italiani e più rispettato in Europa : Mario Monti
Il nostro amatissimo premier sta, per mio modesto parere, commettendo qualche piccolo errorino. Non che vogliamo insegnargli, lui fa il professore, ma solo per dirgli che non siamo così ignoranti e che forse qualcosina di economia, quando ci toccano le tasche e rischiamo di andare alla fame, cerchiamo di impararlo anche noi.
Siccome siamo costruttivi cerchiamo anche di dargli qualche consiglio.
Ma lui non li ascolta, il professore è lui. Lui non è stato eletto, ma cooptato nel nostro interesse di cittadini, altrimenti i mercati ci avrebbero massacrato.
Come ha detto Beppe Grillo, è stato mandato solo per una ragione : far recuperare il denaro alle nazioni estere (soprattutto Francia e Germania) che avevano in mano il nostro debito pubblico.
La Francia ci aveva acquistato 511 miliardi di Euro di titoli del nostro debito pubblico. Il Signor Berlusconi aveva convinto il suo ex amico Nicolas Sarkozy a fare questo acquisto intelligente. In cambio aveva promesso di far costruire 6 o 7 centrali nucleari da AREVA e dare l’acqua dei comuni italiani in gestione a VEOLIA e SUEZ.
Ma successero due incidenti : L’incidente di Fukushima e il referendum sull’acqua pubblica. A questo punto i francesi chiedono come Berlusconi pensava di restituire il denaro. Risposta logica : non lo so.
Nelle stesse condizioni anche se con cifre molto inferiori lo erano anche tedeschi e inglesi. Cosa hanno fatto allora i grandi poteri? Per il bene degli Italiani hanno mandato Monti a depredare le nostre tasche e a svendere la nostra nazione (non vendere perché altrimenti i grandi poteri dovrebbero accontentarsi e questo non è nel loro stile).
Vediamo ora di analizzare in termini reali e non come i talk show televisivi, l’operato del governo più amato da Casini e da suo suocero Caltagirone.
La legge sul lavoro della professoressa Fornero, sempre unita al saggio operato dell’uomo più amato dagli italiani, aveva come obiettivo la creazione di tanti posti di lavoro per i giovani. Presenta quindi grandi flessibilità in entrata sul posto di lavoro. Questo unito con le aggressive politiche di espansione economica dell’uomo più amato dagli italiani, ha prodotto la flessibilità non in entrata ma in uscita, con licenziamenti di tutti i lavoratori con contratto a tempo indeterminato.
Un’altro grande risultato della riforma della professoressa Fornero sono gli esodati. Abbiamo tante persone senza pensione e senza lavoro. Hanno sbagliato i calcoli ? Visto che sono tecnici e professori sarebbe veramente grave.
E il decreto anti-corruzione?
Grandi proclami : «Via i condannati dal parlamento!!!» (come se fosse facile vista la velocità dei tre gradi di giudizio italiani).
Tale legge, per dirla alla Fantozzi, è una “Cagata Pazzesca”  che rende impossibile combattere la corruzione. Mette infatti sullo stesso piano penale il funzionario corrotto, e l’imprenditore o il professionista che paga. In questo modo si raggiunge un obiettivo fantastico che ci fa vedere quanto siano bravi i nostri tecnici :
Si ha la sicurezza matematica che il corruttore non denuncerà mai il corrotto perché finirebbero insieme dietro le sbarre. Tutta questa grande riforma non è stata definita una “Cagata Pazzesca” dal Consiglio Superiore della Magistratura. Hanno usato termini molto più raffinati per raggiungere lo stesso risultato. Hanno fatto peggio di Berlusconi quando si accorciava le prescrizioni con le sue leggine ad personam (erano ad personam ma facevano comodo a tutti compreso a Napolitano che le firmava senza battere ciglio).
L’uomo più amato dagli italiani, con la sua arroganza sobria e misurata, ha risposto alle critiche dicendo che il suo governo è stato il primo a fare una legge anti-corruzione. Questa affermazione corrisponde a verità, ma, letto il testo della legge era meglio non facesse nulla e lasciasse tutto così.
E’ stato fatto tutto in stile Monti. Grandi proclami (però sempre con sobrietà) e poi tutto uguale a prima o peggio. Un gran casino montato dai suoi servi giornalisti pagati con i nostri soldi (grazie ai contributi alla stampa) per non fare nulla.
Vediamo ora di fare qualche conticino su qualche affaruccio del governo perché i media danno grande risalto a persone come Fiorito, Penati o Lombardo che, viste le cifre in ballo, sono dei veri e propri rubagalline. I nostri tecnici riescono a fare molto meglio usando i soldi pubblici.
Per esempio nei riguardi di una sanissima banca italiana Il Monte Dei Paschi Di Siena.
A tale istituto di credito, tecnicamente fallito, sono stati “donati” 3,9 miliardi di Euro dei nostri soldi.
Il nostro professore ha fatto acquistare al tesoro con i nostri soldi titoli del Monte Dei Paschi Di Siena per il valore di 3,9 miliardi di Euro.
Il 18 ottobre la agenzia di rating Moody’s, della quale Monti ha fatto parte, declassa a spazzatura il titolo del Monte Dei Paschi Di Siena. Ci hanno fatto fare una affare fantastico! Hanno bruciato 3,9 miliardi di euro dei nostri soldi per finanziare una banca fallita. Quanti pensionati e quanta sanità si pagavano con quei soldi ?. Come mai per queste cose i soldi non ci sono mai, poi, se dobbiamo salvare una banca fallita, i soldi saltano sempre fuori?
Come mai sono stati dati, o meglio abbiamo dato, al Monte Dei Paschi quei soldi. Tale banca era tecnicamente fallita per incapacità gestionale dei suoi dirigenti tutti in area PD (Partito Democratico).
Questi dirigenti illuminati hanno comperato la Banca Antonveneta per circa 9 miliardi di Euro quando ne valeva si e no 2.
A questi aiuti di stato il professor Monti, quale liberista bocconiano, è allergico, perché dice che la Unione Europea ci sanziona.
A meno che non vadano a una banca gestita dal PD che allora diventano improvvisamente legali anche per i bocconiani liberisti.
I banchieri sono creature solidali verso i loro simili.
Il principale colpevole del fallimento, Giuseppe Mussari, ex comunista del PCI poi passato al PD, ha dimostrato capacità e attitudini notevoli, perché è riuscito a distruggere in nemmeno 10 anni ciò che i senesi avevano costruito in più di 600. 
Per questa sua impresa valorosa è stato promosso a presidente dell’Associazione Bancaria Italiana.
L’attuale Presidente della banca, Alessandro Profumo, è il fratello del ministro della Istruzione. C’entra qualcosa?
Nella vicenda sono «persone informate sui fatti» Vittorio Grilli, attuale ministro dell’Economia e al tempo direttore generale del Tesoro, e Anna Maria Tarantola, allora altissima funzionaria di Bankitalia e ora Presidente della RAI.
Sono stati tutti promossi. Bravi! Peccato che ora ci rimettano i dipendenti che verranno licenziati e tutte le attività che verranno distrutte.
Naturalmente questi dipendenti sono tutelati dai sindacati che non hanno mai visto nulla. Dove erano quando Mussari comperava la Banca Antonveneta a cinque volte il suo valore?
Dopo tutto questo, i nostri premiati media continuano a dare del ladro (a questo punto di galline) a Fiorito.
A questo punto mi viene da pensare : i professori, sono incompetenti o sono disonesti?

sabato 3 novembre 2012

Se Usciamo dall'Euro?


Cerchiamo ora di capire come mai cercano di tenerci legati all'Euro.
Uno studio di Merryl Linch (tutto meno che un ente cospiratore) cerca di stabilire quale paese europeo abbia abbia i maggiori interessi ad uscire dalla moneta unica. 
Tale studio è titolato “Game theory and euro breakup risk premium”. Battete questo testo su google e potrete approfondirlo.
Secondo la banca d'affari, la nazione che avrebbe i maggiori svantaggi sarebbe la Germania. 
Tale Stato subirebbe un apprezzamento del “Nuovo Marco” di circa il 14% e di conseguenza avrebbe un taglio sul PIL che ammonterebbe a circa il 7%.
In Grecia la”Nuova Dracma” si deprezzerebbe del 12%.
In Italia, la “Nuova Lira” si deprezzerebbe dell'11%, sicché la differenza tra Lira e Marco sarebbe del 25%. Questo danneggerebbe gravemente l'Export tedesco con il PIL in forte contrazione. Una contrazione da recessione.
La Grecia si deprezzerebbe di così poco, perché non è una nazione con un forte tessuto produttivo mentre l'Italia riprenderebbe competitività sui mercati con la sua fortissima piccola e media industria.
Questo è il vero motivo per cui non vogliono farci uscire dall'Euro, perché saremmo gli unici che se ne avvantaggerebbero veramente, ed è proprio questo che i tedeschi ci vogliono nell'Euro a tutti i costi.
Questo mette per la ennesima volta in evidenza la inettitudine dei nostri politici che non hanno mai avuto a cuore gli interessi dello Stato Italiano, ma solo i propri o quelli dei burattinai che li comandavano.
I nostri politici, a differenza dei tedeschi, non hanno mai avuto a cuore le sorti nostre e del nostro stato e ci hanno spinto in questa recessione facendo gli interessi della Germania e della sua industria a scapito della nostra.
Già nella fase di entrata nell'Euro ci hanno ammazzato di tasse (tassa per l'europa di Roano Prodi che ammontava a 1.300.000 lire) e non hanno saputo negoziare un cambio a noi favorevole.
Tornando allo studio Merril Lynch, si calcola che i paesi in deficit, i cosiddetti PIIGS, vedrebbero un clamoroso aumento dell'export. Il PIL italiano salirebbe del 3%, quello dell'Irlanda addirittura del 7%.
Quindi tali paesi passerebbero immediatamente dalla recessione alla crescita.
I nostri politici europeisti ci diranno (o gli faranno dire) che si tratta di svalutazione competitiva. Ma non è così, sarebbe solo una manovra di equilibrio di forze, dove, parlando in gergo calcistico, ogni squadra entrerà in campo con il punteggio di 0 a 0 e non con uno o due gol di vantaggio per la Germania già prima di cominciare la partita.
Merril Lynch dice che la Germania dovrebbe temere soprattutto noi che siamo un paese grande e con un forte tessuto industriale.
Quindi, sempre secondo questo studio, noi e l'Irlanda saremmo le nazioni che avrebbero la più grande convenienza ad uscire dall'Euro.
Quindi la Germania ci dovrebbe indennizzare per farci restare nell'Euro, ma non ha bisogno di fare nulla. A fare questo ci pensano Monti, Draghi e Napolitano che faranno di tutto per salvare la moneta unica fino a ridurci alla fame.
Quanto detto adesso, non significa che non bisogna fare nulla per ridurre l'enorme debito di uno stato e una classe politica con le mani bucate.
Il Professore/banchiere Monti sta dimostrando di essere quasi peggio di loro.
I banchieri si sono impadroniti della moneta dicendo che i politici non erano in grado di gestirla, ma loro stanno dimostrando di gestirla peggio di loro.
Ma perché questo ? Perché i banchieri fanno gli interessi della loro oligarchia e non delle nazioni. Di chi è la mancanza ? Esattamente dei politici che vengono eletti da noi per controllarli.
La sovranità monetaria e il potere di monetizzazione richiede una classe politica molto competente, con la testa sulle spalle e con un fortissimo senso dello stato. Se restituiamo la sovranità monetaria ai Fiorito dove ci porteranno?
Soluzione ? Eliminazione per elezioni!