domenica 29 luglio 2018

Articolo di Marcello Foa

Pubblico un articolo del 2010 fatto da un personaggio che già allora aveva capito che l'operato delle banche centrali non era a vantaggio dei cittadini, ma c'era qualcosa che non andava nel meccanismo.
Chi si attentava a parlare dell'operato tabù delle banche centrali a quei tempi? Solo un giornalista indipendente che "faceva il giornalista". Si chiama Marcello Foa.

North Dakota, il miracolo fatto in casa

 Il Giornale 9/11/2010.

Qual è lo Stato che può vantare una disoccupazione al 4,4%? E aumenti del Pil a due cifre con incrementi dei redditi delle persone fisiche pari al 23% tra il 2006 e il 2009? Uno pensa: non può essere che la Cina. Sbagliato. Anche nell'’ansimante America c’è chi va alla grande. L’'autore di questo miracolo è il North Dakota, ovvero uno dei piccoli e in apparenza marginali tra i 50 che compongono la federazione statunitense.
La sua fortuna? Aver dato retta, tra il 1915 e il 1920, alla Nonpartisan League, un movimento locale che l’'establishment tentò di fermare bollandolo come populista, ma che in realtà era lungimirante. Quel movimento indipendente propose agli elettori del North Dakota di non aderire al Federal Reserve System ovvero al circuito finanziario imperniato sulla Fed, la Banca centrale americana. Pensavano, i contadini dello Stato, che non ci si potesse fidare dei banchieri di Wall Street e che fosse più saggio avvalersi di un Istituto indipendente. Il tempo ha dato loro ragione.
Il successo del North Dakota è tutto qui: pur usando il dollaro come valuta di scambio, oggi è l'’unico Stato americano che non dipende dalla Federal Reserve. A garantire le sue riserve sono i cittadini, i quali, in caso di dissesti finanziari non potrebbero avvalersi dell’'assicurazione federale sui depositi. Lo Stato corre un rischio, ma ipotetico: in oltre 90 anni di vita l'’istituto non è mai stato in difficoltà ed è passato indenne attraverso ogni crisi.
Per legge lo Stato e tutti gli enti pubblici devono versare i fondi nelle casse della Banca centrale del North Dakota, che li usa non per ottenere utili mirabolanti, né per oliare indebitamente le banche private, ma per aiutare la crescita dello Stato. Di fatto agisce come un’'agenzia di sviluppo economico e dunque sostiene progetti d’investimento, concede finanziamenti a tassi molto bassi, nonché un numero impressionante di prestiti agli studenti a condizioni eque.
Sarà per la mentalità contadina di quella gente o per le virtù civiche sia degli amministratori della banca che dei cittadini, ma il tasso di spreco e di inefficienza è bassissimo. Per dirla in altri termini: quegli investimenti non sono sprecati in progetti insensati o improduttivi, dunque non producono carrozzoni parapubblici con interessi e prospettive clientelari, ma producono ricchezza nel territorio e dunque nuovo gettito fiscale, nuovi fondi per la banca; insomma, generano un ciclo virtuoso.
Sembra l’uovo di Colombo, ma altro non è che il trionfo del buon senso. In ultima analisi lo scopo della banca centrale di un Paese dovrebbe essere quello di agevolare uno sviluppo economico armonioso e senza squilibri finanziari o inflazionistici. La Bank of North Dakota ci riesce a tal punto da chiudere ogni anno in utile (nel 2009 per 58 milioni di dollari), denaro che torna ai legittimi proprietari ovvero ai contribuenti. Il sistema funziona così bene che diversi Stati americani vogliono imitarlo. E mica solo staterelli, anche colossi come California, Ohio, Florida, stufi di un meccanismo che negli ultimi trent’anni ha creato una ricchezza illusoria.
La Federal Reserve, infatti, non appartiene ai cittadini americani, ma alle banche, che pertanto sono i suoi azionisti di riferimento, così come, peraltro, avviene per la Banca d’'Italia. Il liberista Ron Paul da anni sostiene, inascoltato, che una Banca centrale non è nemmeno contemplata dalla Costituzione americana e che di fatto tradisce lo spirito dei fondatori degli Stati Uniti d’America. Furono gli ambienti di Wall Street, nel 1914, a indurre il presidente Wilson a creare la Fed, la quale, però, nel corso dei decenni ha assunto compiti e generato dinamiche devianti, sottraendo al popolo la sovranità finanziaria.
Contrariamente alla Fed, la North Dakota Bank non ha bisogno di considerare interventi straordinari a sostegno di un’economia asfittica, né di comprare i Buoni del Tesoro invenduti, per la semplice ragione che lo Stato non ha debiti ed è addirittura in surplus. La North Dakota Bank non ha seguito la moda dei subprime, né della cartolarizzazione dei debiti, né delle altre diavolerie finanziarie escogitate negli ultimi anni dai dissennati e avidissimi manager delle grandi banche d’'affari. Ha continuato ad essere una banca centrale al servizio della comunità, capace di mettere a disposizione dei privati le risorse necessarie per avviare imprese che poi non vivono di sussidi, ma secondo le regole di mercato. È la rivincita di un'’America semplice e vincente, ma di cui nessuno parla mai.

Come il sistema finanziario ordoliberista ha distrutto una banca che faceva la banca.

Avevo postato questo articolo di Ellen Brown nel 2015. Visto che il governo Lega-M5S ha promesso grandi riforme del sistema bancario. La Commonwealth Bank di Dennison Miller faceva esattamente la banca per le persone e non per la finanza.
Naturalmente, negli anni 90, i banchieri privati ordoliberisti sono riusciti a distruggerla.
La crisi attuale non è una crisi, ma un cambiamento del paradigma economico. Tale cambiamento si è dimostrato sbagliato. Speriamo che il governo intervenga nel senso giusto.

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Questo è un vecchissimo articolo datato 2010. Possibile che nessuno abbia ancora imparato niente e che anche il fenomeno Tsipras voglia continuare a negoziare con una associazione a delinquere?
Leggetevi questo che ci dà una idea di come funzionerebbe il mondo libero dalla truffa del debito sovrano.

  • SFUGGIRE ALLA TRAPPOLA DEL DEBITO SOVRANO
    Postato il Mercoledì, 25 agosto 2010


DI ELLEN BROWN
webofdebt.wordpress.com
L’attuale crisi del credito è sostanzialmente una crisi del capitale: in un periodo in cui le banche sono carenti del capitale necessario per garantire i prestiti erogati, vengono innalzati i requisiti sul capitale. Quasi un secolo fa, la Commonwealth Bank of Australia dimostrò che le banche, in realtà, non hanno bisogno di capitale per erogare prestiti – fintanto che il loro credito viene garantito dal governo. Denison Miller, il primo governatore della banca, amava dire che la banca non aveva bisogno di capitale perché “è garantita dalla ricchezza e dal credito dell’Australia intera”. Con nient’altro che questo potere del credito nazionale, la Commonwealth Bank finanziò sia enormi progetti infrastrutturali che la partecipazione del paese alla Prima Guerra Mondiale.
Il presidente John Adams viene citato per aver detto: “Ci sono due modi per conquistare e schiavizzare una nazione. Uno è con le spade, l’altro è con il debito”. Oggi le maggiori conquiste avvengono sul campo di battaglia del debito, una guerra che sta imperversando a livello globale. Il debito costringe i cittadini a cadere nella schiavitù finanziaria nei confronti delle banche e costringe i governi a cedere la sovranità ai creditori, che alla fine sono banche private, artefici di tutto il denaro non in contanti odierno. In Gran Bretagna, dove la Banca d’Inghilterra è di proprietà del governo, il 97% dell’offerta monetaria viene emessa privatamente dalle banche sotto forma di prestiti. Negli Stati Uniti, dove la banca centrale è di proprietà di un consorzio privato di banche, la percentuale è addirittura maggiore. La Federal Reserve emette Banconote della Federal Reserve (vale a dire banconote di dollari) e le presta alle altre banche, che a loro volta le prestano ad interesse ai cittadini, alle imprese, ai governi locali e al governo federale.
Questo è vero oggi ma in passato ci sono stati dei modelli di successo nei quali il governo stesso emetteva la moneta nazionale, sia sotto forma di banconote che di credito della nazione. Un esempio lampante di questo approccio illuminato al denaro e al credito fu la Commonwealth Bank of Australia, che operò con ottimi risultati come banca di proprietà del governo per la maggior parte del ventesimo secolo. Invece di emettere “debito sovrano” – obbligazioni federali che indebitano la nazione facendole pagare interessi all’infinito – il governo, tramite la Commonwealth Bank, emetteva “credito sovrano”, credito che la nazione anticipava al governo e ai suoi organi costitutivi.
I risultati della banca furono particolarmente rilevanti considerando il fatto che nel corso dei primi otto anni, dal 1912 al 1920, non aveva la facoltà di emettere la moneta nazionale ed operava senza un capitale iniziale.
Sir Denison Miller, governatore della banca dalla sua creazione nel 1912 al 1923, fu citato sulla stampa australiana il 7 luglio 1921 per aver detto: “Vi sono le intere risorse dell’Australia dietro a questa banca. Questo continente è forte, e forte sarà la Commonwealth Bank. Potrà essere realizzata qualsiasi cosa che i cittadini australiani concepiranno in modo intelligente e appoggeranno in modo leale”.
Non si trattava solamente di strombazzate giornalistiche. In un articolo del 2001 dal titolo “Come viene creato il denaro in Australia”, David Kiss scrisse in merito ai primi risultati raggiunti dalla banca:
La Commonwealth Bank, costituita dal governo australiano, raggiunse risultati sorprendenti mentre era ancora la banca “del popolo”, prima di venire paralizzata da successive decisioni del governo e, infine, venduta. In un periodo in cui le banche private chiedevano un 6% di interesse per i prestiti, la Commonwealth Bank finanziò gli sforzi bellici australiani della Prima Guerra Mondiale dal 1914 al 1919 con un prestito di 700.000.000 di dollari ad un tasso di interesse inferiore all’1%, facendo quindi risparmiare agli Australiani qualcosa come 12 milioni di dollari di oneri bancari. Nel 1916 rese disponibili dei fondi a Londra per l’acquisto di 15 piroscafi mercantili per sostenere le crescenti esportazioni dell’Australia. Fino al 1924 i benefici che ricadevano sulla popolazione australiana grazie alla loro banca erano costanti. La banca finanziò consorzi per il commercio di frutta e marmellate fino a 3 milioni di dollari, trovò 8 milioni di dollari per le abitazioni australiane mentre ai governi locali, per la costruzione di strade, linee tranviarie, porti, gasdotti, centrali di energia elettrica e via dicendo erogò prestiti per 18,72 milioni di dollari. Pagò 6,194 milioni di dollari al governo del Commonwealth tra il dicembre 1920 e il giugno 1923 – i profitti del suo Dipartimento per l’Emissione di Banconote – mentre nel 1924 aveva realizzato da sola utili per 9 milioni di dollari, disponibili per riscattare il debito. Il governatore della banca dalla mentalità così indipendente, Sir Denison Miller, utilizzò il potere di credito della banca dopo la Prima Guerra Mondiale per salvare gli australiani dalla situazione di depressione che veniva imposta negli altri paesi... Nel 1931 fusioni con altre banche trasformarono la Commonwealth Bank nel più grande istituto di risparmio d’Australia, catturando il 60% dei risparmi della nazione”.
Sfruttare il potere segreto del sistema bancario per il bene pubblico.
La Banca del Commonwealth fu in grado di raggiungere simili risultati con così poco perché sia il suo primo governatore, Denison Miller, che il suo primo e più fervido sostenitore, King O’Malley, erano loro stessi dei banchieri e conoscevano il segreto del sistema bancario: le banche creano il “denaro” che prestano annotando semplicemente delle voci contabili nei conti di deposito dei mutuatari.
Questo segreto bancario fu confermato da un certo numero di vecchi addetti ai lavori nell’ambiente bancario. Nel 1998, in un documento intitolato “Manufacturing Money”, l’economista australiano Mike Mansfield citò Reginald McKenna, ex Ministro del Tesoro britannico, che dichiarava agli azionisti della Midland Bank il 25 gennaio 1924: “Temo che al cittadino comune non piacerà il fatto che gli venga detto che le banche possono creare e distruggere il denaro. La quantità di denaro in circolazione varia solamente grazie all’azione delle banche che aumentano o diminuiscono i depositi e operano acquisti bancari. Sappiamo come avviene tutto questo. Ogni prestito, ogni fido, ogni acquisto bancario crea un deposito e ogni estinzione di un prestito, di un fido o di una vendita bancaria distrugge un deposito”.
Il dottor Coombs, ex governatore della Reserve Bank of Australia, affermò in un discorso ufficiale presso l’Università del Queensland il 15 settembre 1954: “Quando una banca presta denaro, questo passa nelle mani della persona che lo prende a prestito senza che nessuno ci perda alcunché. Ogni volta che una banca presta denaro vi è di conseguenza un aumento della quantità totale di denaro a disposizione”.
Ralph Hawtrey, assistente del Sottosegretario al Tesoro britannico negli anni Trenta, scrisse in Trade Depression and the Way Out: “Quando una banca presta denaro, crea questo denaro dal nulla”. Nel suo libro intitolato The Art of Central Banking, Hawtrey spiega meglio questo concetto: “Quando una banca presta denaro, crea credito. Rispetto al prestito che viene inserito nella sezione delle attività, esiste un deposito inserito nella sezione delle passività. Ma gli altri prestatori non hanno il potere mistico di creazione dal nulla del mezzo di pagamento. Ciò che prestano deve essere denaro che hanno acquisito attraverso le loro attività economiche”.
Le banche possono fare quello che nessun altro può fare: “creare dal nulla il mezzo di pagamento”. I lungimiranti fondatori della Commonwealth Bank combinarono questo segreto bancario ben custodito con il servizio pubblico.
Il crollo bancario del 1983 genera un nuovo modello di banca pubblica
La Commonwealth Bank fu fondata in una situazione simile a quella di oggi: il paese aveva da poco subito un enorme tracollo del sistema bancario. Negli anni novanta dell’Ottocento, tuttavia, non esistevano le garanzie da parte dell’FDIC, non c’era la previdenza sociale, non c’erano gli ammortizzatori sociali per i disoccupati che potessero attutire il colpo. La gente che pensava di passarsela bene improvvisamente si trovò a non avere più nulla. Non potevano ritirare i propri risparmi, emettere assegni o vendere i propri prodotti o le proprie abitazioni dato che non c’era più denaro con cui acquistarli. Cittadini disperati si gettavano nel vuoto dai ponti o si buttavano sotto ai treni.
Qualcosa doveva essere fatto.
La risposta del governo laburista fu quella di approvare un disegno di legge nel 1911 che comprendeva una norma per una banca di proprietà pubblica che sarebbe stata garantita dei beni del governo. Con un’iniziativa rara per quei tempi, la banca avrebbe avuto un’attività sia di risparmio che di gestione bancaria generale. Era anche la prima banca australiana a ricevere una garanzia del governo federale.
Jack Lang era il ministro del Tesoro australiano nel governo laburista del 1920-21 e primo ministro del Nuovo Galles del Sud nel corso della Grande Depressione. Figura controversa, fu sollevato dall’incarico dopo essersi rifiutato di ripagare prestiti contratti con i banchieri di Londra. Nel libro The Great Bust: The Depression of the Thirties (McNamara’s Books, Katoomba, 1962), Lang descrisse i trionfi e le tribolazioni della Commonwealth Bank con dettagli significativi:
Il Partito Laburista decise che una banca nazionale, garantita dei beni del governo, non fallirebbe in periodi di tensione finanziaria. Si rese anche conto che una simile banca sarebbe stata una garanzia per la disponibilità di fondi per la costruzione di case ed altre necessità. Dopo il crollo delle imprese edili, c’era una grande scarsità di denaro per simili attività”.
 “… Principale sostenitore della causa di una Banca del Commonwealth era King O’Malley, un pittoresco americano-canadese ... prima di arrivare in Australia aveva lavorato in una piccola banca di New York, di proprietà di uno zio… era rimasto molto colpito dal modo in cui lo zio aveva creato il credito. Una banca poteva creare il credito, e allo stesso tempo fabbricare il debito per equilibrarlo. Questa fu la grande scoperta della carriera bancaria di O’Malley. Imbonitore nato, aveva una voglia sfrenata di fare le cose in grande. Iniziò la sua carriera politica nell’Australia meridionale sostenendo una banca commerciale. Nel 1901 fu eletto nel primo Parlamento Federale come monogruppo di pressione per costituire una banca del Commowealth, e aderì al Partito Laburista con questa intenzione”.
King O’Malley insisteva sul fatto che la Commonwealth Bank dovesse avere il controllo dell’emissione delle proprie banconote ma tutti i suoi sforzi furono vani – fino al 1920, quando la banca rilevò l’emissione della valuta nazionale, come fu autorizzata a fare nel 1913 la Federal Reserve negli Stati Uniti. Questo rappresentò l’inizio del potere come banca centrale della Commonwealth Bank. Ma già prima di avere questo potere la banca era in grado di finanziare su vasta scala le infrastrutture e l’apparato militare, e lo aveva fatto senza avere un capitale iniziale. Questi risultati furono dovuti principalmente all’intuito e all’audacia del primo governatore della banca, Denison Miller.
Gli altri banchieri, temendo la concorrenza, avevano pensato che l’inserimento di uno dei propri uomini come governatore della banca potesse tenerla in riga. Ma non avevano fatto i conti con il loro rappresentante indipendente, che aveva visto l’opportunità di una banca garantita dal governo e si preparò per renderla il migliore istituto che il paese avesse mai conosciuto. Così Lang racconta la vicenda:
La prima prova arrivò quando fu necessario prendere una decisione riguardo al capitale necessario per avviare una banca di quel genere. Secondo la legge, il Commonwealth aveva il diritto di vendere ed emettere titoli obbligazionari per un totale di 1 milione di sterline. Alcuni avevano addirittura pensato che quella somma sarebbe stata insufficiente, considerando quello che era accaduto nel 1893...”
 “Quando Denison Miller lo venne a sapere, la sua risposta fu che non era necessario alcun capitale”.
Miller si guardò bene dall’andare dai politici a chiedere soldi. Poteva  farcela senza un capitale. Come King O’Malley, sapeva come funzionava il  sistema bancario (tutto questo, ovviamente, avveniva prima degli  attuali requisiti sul capitale imposti da oltre frontiera dalla banca  delle banche centrali, la Banca per i Regolamenti Internazionali). Lang  continua:
 “Miller era l’unico dipendente. Aveva trovato un piccolo ufficio… e  aveva chiesto al Tesoro un anticipo di 10.000 sterline. Questa fu  probabilmente la prima e unica volta che il Commonwealth prestò alla  banca dei soldi. Dal quel momento in poi, tutto andò nella direzione  opposta”.
 “… Nel gennaio 1913, Miller aveva completato i preparativi per aprire  una banca in ogni stato del Commonwealth, tra cui anche una  rappresentanza a Londra. Il 20 gennaio 1913, tenne un discorso nel quale  dichiarava che la nuova Commonwealth Bank apriva le proprie attività.  Queste furono le sue parole:
 “Questa banca è stata creata senza un capitale, perché nessun capitale è  richiesto al momento, ma è garantita dalla ricchezza e dal credito  dell’Australia intera”.
 “In quelle poche e semplici parole risiedevano lo statuto della banca e  il credo di Denison Miller, che non smetteva mai di ripetere. Aveva  promesso di fornire agevolazioni per espandere le risorse naturali del  paese, e che sarebbe stata sempre una banca dei cittadini. ‘Non c’è  dubbio che con il tempo sarà elencata come una delle più grandi banche  del mondo’ aggiunse in tono profetico.”
 “... Pian piano alle banche private apparve chiaro che potevano aver  allevato una serpe in seno. Erano così concentrate sui rischi di dover  lottare contro la socializzazione bancaria che non si erano rese conto  che avevano molto più da temere dalla concorrenza di un banchiere  ortodosso, che aveva alle spalle le risorse del paese.”
 “… Una delle prime dimostrazioni della sua fermezza arrivò quando la  Melbourne Board of Works scese sul mercato alla ricerca di denaro per  estinguere vecchi prestiti, e per procurarsi anche nuovo denaro. Fino a  quel momento, a parte i Buoni del Tesoro e gli anticipi provenienti  dalle proprie Casse di risparmio, i governi dipendevano dai prestiti  oltremare provenienti da Londra... oltre ad avere dei vincoli rigidi di  sottoscrizione, avevano anche scoperto che non potevano aspettarsi più  di 1 milione di sterline al 4 per cento, 97,5 netto.
 “Allora decisero di rivolgersi a Denison Miller, che aveva promesso di  garantire condizioni speciali a quegli istituti. Miller si offrì  immediatamente di prestare 3 milioni di sterline a 95, su cui si sarebbe  applicato un tasso di interesse del 4 per cento. L’accordo fu concluso  all’istante. Quando gli fu chiesto dove la sua giovane banca avesse  raccolto tutto quel denaro, Miller rispose: ‘Sul credito della nazione.  E’ illimitato’”.
 Un’altra prova importante arrivò nel 1914 con la Prima Guerra Mondiale:
 “La prima reazione fu il rischio che la gente potesse correre agli sportelli a ritirare i propri risparmi. La banche si resero conto che erano ancora vulnerabili se questo fosse avvenuto, avevano ancora paura di un altro Venerdì Nero. “Ci fu una riunione organizzata in fretta e furia dai principali banchieri. Alcuni riferirono che c’erano indicazioni del fatto che una  corsa era già iniziata. Denisor Miller sostenne poi che la Commonwealth  Bank, per conto del Commonwealth, avrebbe appoggiato ogni banca in  difficoltà... Questo fece cessare il panico e collocò Miller in prima  fila. Ora, per la prima volta, la Commonwealth Bank stava prendendo  l’iniziativa. Gli ordini li stava dando, e non prendendo...”
 “Denison Miller... controllava praticamente i finanziamenti bellici. Il  governo non sapeva come si potevano ottenere questi soldi. Miller sì”.
 E quest’interessante storia continua. Miller morì nel 1923 e nel 1924 i  banchieri ripresero il controllo della Commonwealth Bank, strozzandone  le attività e impedendole di salvare gli australiani dalle devastazioni  della Depressione degli anni Trenta. Nel 1931, il consiglio di  amministrazione della banca entrò in conflitto con il governo laburista  di James Scullin. Il presidente della banca si rifiutava di estendere il  credito, in risposta alla Grande Depressione, a meno che il governo  avesse tagliato le pensioni, cosa che Scullin rigettò. Il conflitto che  circondò la vicenda portò alla caduta del governo e alle richieste da  parte dei laburisti di riformare la banca e un maggiore controllo  diretto del governo sulla politica monetaria.
 La Commonwealth Bank ricevette quasi tutti i poteri di una banca  centrale grazie ad una legge di emergenza approvata nel corso della  Seconda Guerra Mondiale, e alla fine del conflitto bellico utilizzò  questi poteri per iniziare una fortissima espansione dell’economia. In  soli cinque anni vennero aperte centinaia di filiali in tutto il paese.  Nel 1958 e nel 1959, il governo divise in due la banca, concedendo le  funzioni di banca centrale alla Reserve Bank of Australia mentre la  Commonwealth Bank Corporation conservava le proprie funzioni di banca  commerciale. Entrambe le banche, comunque, rimanevano di proprietà  pubblica.
 Alla fine la Commonwealth Bank aveva filiali in ogni città e zona di  periferia, mentre nelle zone rurali aveva una rappresentanza in ogni  ufficio postale e in ogni emporio. Essendo la banca più grande del  paese, stabiliva i tassi e decretava la politica, che gli altri dovevano  seguire per paura di perdere clienti. La Commonwealth Bank fu  ampiamente percepita come una polizza di assicurazione contro gli abusi  da parte delle banche private, in modo da garantire che chiunque avesse  accesso ad un sistema bancario equo. La Commonwealth Bank operò come una  banca interamente di proprietà dello stato fino agli anni Novanta,  quanto fu privatizzata e dunque gli interessi si spostarono verso la  massimizzazione dei profitti, con una costante e massiccia chiusura  delle filiali e delle agenzie, il licenziamento in massa dei dipendenti e  la riduzione delle modalità di accesso ai bancomat e al pagamento in  contanti alle casse dei supermercati. Ora è diventata un’altra costola  del cartello bancario ma i suoi sostenitori ribadiscono che una volta  rappresentava la linfa vitale del paese.
 In Australia oggi c’è un rinnovato interesse nel ristabilire una banca  di proprietà pubblica sul modello della Commonwealth Bank. Gli Stati  Uniti e gli altri paesi farebbero bene anche a considerare questa  possibilità.
 Un ringraziamento speciale a Peter Myers per la riproduzione di ampi  brani del libro di Jack Lang nella sua newsletter settimanale.

Finalmente Silvio e Matteo realizzano il loro sogno d'amore e gettano la maschera

Alcune interessanti osservazioni di Guido Da Landriano su scenarieconomici.it.
https://scenarieconomici.it/finalmente-chiarezza-nella-politica-italiana-il-pd-e-forza-italia-si-fondono/

Come la banca ti sottrae quattrini con clausole scritte piccole piccole nei contratti.

Buongiorno a tutti,
dopo tanto tempo ho deciso di riattivare questo piccolo spazio dove condivido alcune mie idee e informazioni.

Oggi cercheremo di spiegare con parole semplici (impresa quasi
impossibile) i meccanismi complessi della matematica finanziaria attraverso i quali le banche e le società finanziarie vi sottraggono quattrini in modo poco trasparente.

Vediamo come funziona 
LA PENALE DI ESTINZIONE ANTICIPATA.
 

A tantissimi di noi è capitato di contrarre un mutuo o un finanziamento ed estinguerlo anticipatamente. 

Se nelle pieghe del contratto era scritta una clausola piccolissima che prevedeva una penale di estinzione anticipata, vediamo cosa ci è successo e, nella maggior parte dei casi, non ce ne siamo accorti.

Tale analisi ha lo scopo di verificare quanto costa effettivamente la penale per estinzione anticipata e si propone di determinare il tasso effettivo (TAEG) senza fermarsi alle apparenze.
 

Nella maggior parte dei mutui se si verifica la incidenza percentuale della penale per estinzione anticipata, tali mutui risultano usurari.

Quando sottoscriviamo un contratto di mutuo, la banca ci impone una piccola clausoletta con la quale si pattuisce una penale nel caso in cui si volesse estinguere il mutuo anticipatamente rispetto al piano di ammortamento sottoscritto in sede contrattuale.
 

Questa penale è determinata sempre come percentuale di costo da
applicarsi a tutto il debito residuo.
 

Facciamo un esempio per chiarire:
Io cliente esprimo la intenzione di estinguere un debito residuo di €
80.000 e nel contratto è prevista una penale per estinzione anticipata del del’2%.
 

La banca pretenderà di incassare la somma di € 81.600.
1.600 € su 80.000 sembrano una piccola somma, ma se facciamo una analisi approfondita possiamo comprendere che il costo effettivo di questa penale è esorbitante.
 

Secondo le indicazioni della Legge 108/96 (legge sull'usura), per la
determinazione del tasso di interesse usurario si tiene conto delle
commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse
quelle per imposte e tasse, collegate alla erogazione del credito.
 

La penale costituisce pur sempre un interesse che il cliente paga o
comunque un costo collegato all’erogazione del credito.
 

Come ogni costo collegato alla erogazione del credito, deve essere incluso nel calcolo del TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) e determinato su base annua come tutte le altre voci di costo incluse nel TAEG. In tutti i contratti si parla sempre di tassi annuali e quindi il calcolo va fatto su base annua.
 

Per determinare correttamente che incidenza ha la penale
sull’ammontare del debito residuo e il Tasso Annuo Effettivo (quindi ricalcolato su base annua) che questa penale produce occorre innanzitutto spiegare cosa è il cosiddetto Tasso Periodale.
 

Nel mutuo il tasso pattuito contrattualmente non si applica interamente ad ogni rata, ma al fine di determinare gli interessi dovuti ad ogni singola rata,
si applica il tasso riferito al periodo di durata della rata stessa che solitamente è mensile.
 

Cerchiamo di semplificare tale concetto che può risultare difficoltoso da comprendere.
 

Se il cliente paga un tasso del 6% annuo e una rata mensile, nella
determinazione dell'interesse devo dividere il tasso del 6% per i dodici mesi dell'anno. Quindi, per calcolare gli interessi da applicare su ogni rata, si applica il tasso dello 0,5% (6%/12=0,5%). 


Allo stesso modo, se le rate sono trimestrali
ad ogni rata si applicherà il tasso del 1,5% (6%/4=1,5%).
 

In questo modo pattuire in contratto un Tasso periodale dello 0,5% da applicarsi mensilmente ad ogni singola rata, pur apparendo un tasso molto basso, produce esattamente sempre lo stesso tasso annuo del 6%.
 

Per capire bene quanto incide la penale di estinzione anticipata
dobbiamo richiamare un tasso molto importante che esiste all'interno di ogni contratto di mutuo. Tale tasso è il cosiddetto Tasso di Mora che disciplina le maggiorazioni da versare in caso di ritardato pagamento della rata mensile.
 

Vediamo come la maggior parte degli istituti di credito calcola la
maggiorazione da applicare in caso di ritardato pagamento.
Il cliente e la banca, in sede contrattuale pattuiscono un interesse di
mora del 12%. Ciò significa che questo tasso del 12% sarà applicato su base annua. Se il ritardo nel pagamento è di un mese, l’importo dovuto sarà maggiorato di un 1% (12%/12=1%). In questo caso il calcolo corretto si esegue considerando i giorni di ritardo, in quanto il ritardo nel pagamento potrebbe
essere anche di solo alcuni giorni e la formula utilizzata nella grande maggioranza dei casi è la seguente:
Interessi=(Capitale∗Giorni∗Tasso Annuale)/36500
36500 sono i giorni dell’anno civile moltiplicati per 100 trattandosi di valore percentuale.
 

Quindi notiamo che la formula esegue il calcolo giorni/365. Il che
significa che viene applicato il tasso annuale pattuito contrattualmente ai soli giorni (gg) di effettivo ritardo nel pagamento.
 

Ciò non avviene con la penale di estinzione anticipata che, come
abbiamo visto nell'esempio precedente viene applicata in percentuale sull'intero capitale residuo che si rimborsa all'istituto di credito (80.000*2%=1.600€).
 

In questo caso, bisogna capire quanto realmente viene a costare tale
penale rapportandola alla durata del prestito che normalmente è per i pochi giorni che intercorrono dal giorno del pagamento dell'ultima rata al giorno in cui il mutuo viene estinto versando 81.600 € invece di 80.000.
 

Arriva il momento in cui un cliente decide di estinguere anticipatamente un prestito. Tale giorno cade necessariamente in una data compresa tra il pagamento di due rate mensili.
 

In questo momento il cliente ha già pagato, con la corresponsione della rata precedente, tutti gli interessi pattuiti contrattualmente relativi al periodo precedente e sono iniziati a maturare gli interessi relativi al periodo in corso da calcolare sul capitale residuo.
 

A questo punto, su questo capitale residuo, invece di applicare
l’interesse corrispettivo viene applicata la penale.
Il periodo di godimento del capitale residuo intercorre così dal momento del pagamento dell’ultima rata al momento dell’estinzione del mutuo che sarà
per forza antecedente al pagamento della rata successiva.
 

In questo modo la penale sarà applicata ad un prestito, costituito dal
capitale residuo del mutuo con una durata massima di un mese ed allora evidentemente la percentuale indicata in contratto (2%), per essere rapportata ad anno dovrà essere moltiplicata per 12 (formula inversa di quella esposta precedentemente).
 

Vediamo quindi che una penale per estinzione anticipata del 2%
ricalcolata su base annua ha una incidenza annua del 24% (2%*12).
 

Qualora il capitale residuo fosse rimborsato entro 15 giorni dal momento del pagamento dell’ultima rata precedente, l’incidenza percentuale annua sarà del 48% e, nell’ipotesi in cui il mutuatario dovesse restituire l’importo di capitale residuo un solo giorno dopo il pagamento della rata, l’incidenza percentuale anno del’2% convenuto, corrisponderà ad un Tasso Annuo
Effettivo del 730% calcolato moltiplicando il 2% di interesse pagato per un solo giorno per i 365 giorni dell’anno.
Tale risultato si ottiene utilizzando la seguente formula discendente dalla precedente:
Tasso Annuo=(Interessi∗36500) /(Capitale Residuo∗Giorni)
La parte di formula gg/365 applica il tasso annuo pattuito (Tasso Annuo) ai soli giorni (gg) di effettivo ritardo nel pagamento.
 

Esempio per chiarire il calcolo dell'incidenza effettiva in termini
percentuali di una penale di estinzione anticipata.
Facciamo conto di pagare la quota di estinzione anticipata del prestito il giorno dopo avere pagato l'ultima rata.
 

Abbiamo quindi i seguenti fattori :
Tasso periodale: 0,5% (6%/12=0,5%)
Capitale residuo = 80.000
Giorni di durata del prestito di questi 80.000 residui: 1 giorno
 

Si viene a determinare l’ammontare della penale come percentuale sul capitale residuo:
Quindi:
0,5% di 80.000 = 400
che rappresenta il costo del denaro per un giorno di utilizzo.
 

Si determina successivamente il TAEG sulla base degli interessi pagati (€ 400) ed il periodo di godimento del capitale (1 giorno):Tasso Annuale=(400∗36500)/(80000∗1) =182,5%

Quindi vediamo che se estinguo un mutuo il giorno dopo avere pagato l'ultima rata il tasso effettivo che pago ammonta al 182,5% calcolato applicando il tasso pattuito contrattualmente.
 

Ma invece di questo che risulta già essere usurario pago 1600 € di penale di estinzione anticipata che sono 4 volte questo valore, significa che sto pagando un tasso effettivo del 730% come abbiamo visto prima.
 

Una bella penale!!!!
 

Per dimostrare la validità del ricalcolo facciamo la stessa simulazione di calcolo supponendo di rimborsare gli 80.000 € di capitale dopo 30 giorni
(scadenza della rata successiva) invece che dopo 1 giorno.
Abbiamo i seguenti fattori:
Tasso periodale: 0,5% (6%/12=0,5%)
Capitale residuo = 80.000
Giorni di durata del prestito di questi 80.000 residui: 30 giorni
 

Se moltiplico il tasso periodale (mensile) per il capitale residuo ottengo e si viene a determinare l’ammontare della penale come percentuale sul capitale residuo:
Quindi:
0,5% di 80.000 = 400 

Il costo del denaro per un giorno di utilizzo è si € 400.
 

Si determina successivamente il TAEG sulla base degli interessi pagati (€ 400) ed il periodo di godimento del capitale (1 giorno):
Tasso Annuale=(400∗36500)/(80000∗30) =6 %(equivalente al tasso pattuito).
 

Tali tassi ottenuti vanno confrontati con i tassi soglia vigenti al momento della sottoscrizione del contratto di mutuo.
 

Abbiamo quindi visto come un mutuo può essere usurario con la penale di estinzione anticipata. Con una clausoletta piccola piccola, in questo caso, la banca vi fa pagare una estinzione anticipata una cifra che a noi sembra piccola, ma che se andiamo a ricalcolare, il costo effettivo in percentuale diventa esorbitante.
 

Quindi attenzione a tutte le clausole quando si sottoscrive un contratto di mutuo.