L’UNGHERIA
RICONQUISTA LA SOVRANITA’ NAZIONALE ED ECONOMICA
Andrea Perrone
Andrea Perrone
L’Ungheria
non cede il passo contro l’usura internazionale e in nome della
riacquisita
sovranità nazionale ed economica, Il primo ministro
magiaro di centro-destra Viktor Orban
ha annunciato che sono in corso
trattative per cui diverse “utilities” – le compagnie che
forniscono servizi – dovranno essere rinazionalizzate, ovvero
torneranno finalmente sotto il
controllo dello Stato e non rimarranno
nelle mani di speculatori privati senza scrupoli.
Da quanto
emerso negli ultimi giorni l’esecutivo alla guida dell’Ungheria è
in trattative per la
nazionalizzazione di sei o sette utility con
l'obiettivo di abbassare i prezzi dell’energia dopo
gli attacchi
speculativi al fiorino magiaro e le difficoltà create al governo
Orban dall’usura
internazionale e dai suoi servitori delle agenzie
di rating privato.
Si tratta di un tentativo deciso dal
premier, che il prossimo anno dovrà affrontare le elezioni
con la
sua coalizione, per aumentare il controllo statale, andando contro il
trend negativo di
svendita e di perdita dal controllo delle compagnie
statali prevalente ormai in tutto il resto
d’Europa. «Non posso
ancora fare rivelazioni ma siamo in colloquio continuo per
riacquistare o statalizzare almeno 6-7 società molto serie che
operano nel comparto delle
utilities e che sono state precedentemente
privatizzate», ha precisato il primo ministro
magiaro. Tra i
principali operatori del settore utility in Ungheria c’è anche
l’Eni tramite Tigaz,
oltre alle tedesche E.On e RWE e alle francesi
Edf e GDF Suez.
Non può stupirci una scelta del genere presa dal
premier ungherese che da mesi si batte
contro lo strapotere dei
Signori del danaro in patria e all’estero. Una scelta responsabile
in
grado di avversare le ricette economiche iperliberiste che puntano
alla svendita delle
compagnie di fondamentale importanza per la
collettività, evitando di regalarle a chi
problemi economici non ne
ha (multinazionali, imprese private, banche, ecc.). Operazione
pianificata già da tempo: «Sono in corso colloqui con sei o sette
compagnie fornitrici di
servizi di pubblica utilità precedentemente
privatizzate, per un loro riacquisto da parte dello
stato», aveva
osservato Orban qualche giorno fa nella sua settimanale intervista
alla radio
di Stato, soddisfatto delle strategie perseguite dal
governo e dei successi ottenuti sul piano
politico-economico.
Il
capo del governo non ha comunicato i nomi di queste compagnie. Da
quasi tre anni
Orban e il suo partito Fidesz continuano a perseguire
i loro obiettivi e ad inanellare una
serie di successi nella lotta
senza quartiere contro l’usura, la Banca centrale magiara, le
banche ungheresi e internazionali, le tlc, nonché i famelici
eurocrati sempre pronti a colpire
chi difende la propria libertà e
quella del suo popolo dalla troika dei grandi speculatori,
rappresentata soprattutto dalla Bce e dalla Commissione europea, ma
sostenuta in questa
lotta senza quartiere da Fondo monetario e Banca
mondiale, organizzazioni costituite da un
ristretto numero di
banchieri e tecnocrati in grado di prendere decisioni tali da
rappresentare
i veri nemici dei popoli sempre più sfruttati.
Dopo
essere andato al governo nel 2010, con delle regolari elezioni
politiche vinte grazie a
un consenso popolare diffuso, il governo
Orban ha già ripreso il controllo di alcune
compagnie energetiche,
tra le quali la controllata magiara del gigante tedesco E.On, oltre
alla quota in mani estere della società petrolifera nazionale Mol e
a una società idrica che
era finita nelle mani della francese
Suez.
Tutto questo vuole dire ritorno alla sovranità
economica e nazionale nel rispetto del popolo
e dello Stato, un
binomio inscindibile in una società normale laddove l’economia sia
davvero al servizio della politica e non il contrario, come avviene
quotidianamente in tutto il
mondo, tranne in America Latina dove sono
riprese le nazionalizzazioni che avvengono nel
nome della patria
bolivariana per volere di Nicolás Maduro, successore di Hugo Chávez,
oppure secondo le decisioni del governo boliviano di Evo Morales o
del peronismo di
sinistra argentino rappresentato egregiamente da
Cristina Fernández Kirchner.
Nel resto del mondo, invece, i
Signori del danaro dominano incontrastati un nugolo di
indigenti, non
più cittadini ma sudditi, spesso ignari volenti o nolenti della loro
misera
condizione e delle vere cause del disagio sociale crescente.
Persino superfluo, infine, sottolineare come una notizia di genere, come questa proveniente
dall'Ungheria, abbia la capacità di delineare
cosa avviene, al contrario, nel nostro Paese
proprio in questo
periodo.
Andrea
Perrone
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